Coro Polifonica Friulana Jacopo Tomadini
POLIFONICA FRIULANA JACOPO TOMADINI A. P. S. - c/o Studio Galante Via O. Manfrin 18/c - 33078 San Vito al Tagliamento (Pn) - Friuli Venezia Giulia - Italia
Codice Fiscale: 80011110931 - Partita I.V.A.: 01281790939
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Situata nella fertile pianura alluvionale del Friuli occidentale, la borgata di San Vito si colloca alla destra del fiume Tagliamento, poco al di sotto dell'area delle risorgive, che creano un habitat ricco di sorgenti e corsi d'acqua. Il sito originariamente era caratterizzato da numerose boscaglie: querce, ontani carpini, olmi e salici le essenze principali con molte zone umide e semi-paludose. Numerosi sono i toponimi che ricordano questo ambiente naturale, Fontanis, Pissarelle, Boscat, Melmose, Magredo, realtà che, con il corso dei secoli, restano nel semplice ricordo onomastico in un territorio impoverito dagli insediamenti produttivi e dalle nuove tecnologie agricole. Le caratteristiche naturali hanno permesso l'insediamento umano sin dai tempi più remoti: molti sono i siti preistorici che hanno restituito resti del mesolitico, selci, ceramiche del terzo e secondo millennio a.C. Nel 1973 uno scavo ha portato alla luce un'antica necropoli con urne cinerarie nella località di San Valentino. Si tratta probabilmente di una civiltà paleoveneta dell'età del ferro (IX-VII secolo a.C.) sviluppatasi tra l'area Padana e l'Isonzo. Numerose anche le testimonianze dell'epoca romana, il centro si trovava infatti nel territorio di Julia Concordia, sulla strada verso il Norico; diverse le fornaci romane individuate nel territorio grazie ai marchi rinvenuti sui resti di laterizi affiorati durante gli scavi agricoli. Risale a Ottone II il Diploma che cita due “corti” “de versia et corti Sancti Viti”, un richiamo al culto di “San Vito" delle genti della Sassonia diffuso nel Friuli dopo le incursioni ungariche. Il nome potrebbe però essere anche un adattamento "per falsa etimologia del latino vicus (villaggio n.d.r) che in friulano da regolarmente vìt" (G.Frau). Il Desinan aggiunge con “successiva santificazione arbitraria".
La storia ufficiale si avvia quindi nel XII secolo, strettamente correlata alle vicende del Patriarcato di Aquileia. Guerre, lotte, discordie tra nobili, feudatari ed il potere patriarcale segnano i secoli successivi. Nel XIII secolo una lottizzazione, tuttora esistente, divide il terreno del centro storico, mentre viene ampliato il castello. Nel 1341 viene i5ti-tuito il mercato domenicale che, spostato al venerdì agli inizi del '500, si tiene ancora ai giorni nostri.
Nel 1445 San Vito, come tutta la Patria del Friuli, divenne un Dominio veneziano e cessò di avere potere autonomo: l'avvento della Repubblica portò un nuovo periodo dì espansione e sviluppo edilizio ed economico. Dal periodo gotico friulano la borgata si avvia così al rinascimento italiano: vennero edificati il campanile, la loggia comunale, la chiesa di San Lorenzo, Palazzo Altan (poi Rota), la chiesa dei Battuti. Molti gli artisti, soprattutto pittori e scultori grammatici e letterati che resero più vivace la vita culturale dell'epoca. Le incursioni dei turchi (1477 e 1499) lasciarono in pace il castello di San Vito mentre epidemie e carestie danneggiarono soprattutto le classi più povere rovinando l'economia agricola del territorio. Si giunge così al '700. Con la soppressione del Patriarcato e il conseguente passaggio della giurisdizione alla Repubblica si avviarono nuove fabbriche: il monastero della Visitazione, il Duomo, il grande complesso agricolo della Casabianca, voluto dall'imprenditore carnico Jacopo Linussio.
L'ultimo periodo della dominazione veneta segnò un ulteriore sviluppo, la popolazione registrò 3000 abitanti nel centro e 5000 villici nei sobborghi e nelle frazioni. lì dominio veneto lasciò una particolare impronta linguistica al centro storico mentre l'ambiente territoriale dell'intorno fondamentalmente restava legato alla parlata friulana. Settecento e ottocento registrano il passaggio degli eserciti francesi ed austriaci prima che la cittadina di San Vito, seconda per abitanti solamente a Udine, si unisse all'Italia nel 1866.
La tradizione agricola originaria perse lentamente importanza rispetto all'incremento industriale della non lontana città di Pordenone. Come il resto del Friuli anche San Vito subì enormi danni durante il primo conflitto mondiale. Lentamente la vocazione agricola dei sanvitesi si spostò verso nuovi inserimenti nel mondo del lavoro: negli anni '50 il fenomeno dell'emigrazione raggiunse le punte più alte, ma dal 1969 sì realizzarono grandi trasformazioni economiche e sociali. Venne creata la Zona Industriale Ponte Rosso, con un considerevole numero di attività produttive, industriali e artigianali. Parallelamente il settore terziario trovò un momento di felice sviluppo.
Oggi numerose associazioni culturali e sportive rendono attiva di questa cittadina della pianura friulana, cori polifonici, complessi folcloristici, gruppi esportivi e associazioni di volontariato in genere.
San Vito è gemellata con le città di Stadtlohn (Germania), St. Veit an der Glan (Austria) e Nagyatad (Ungheria).
All'interno delle mura le principali emergenze architettoniche. Il Duomo dedicato ai SS. Vito, Modesto e Crescenza, venne ricostruito nel 1745 per volontà del Patriarca Daniele Delfino sulla chiesa precedente, con a fianco il campanile del 1484, opera di Giovanni da Pordenone. Dal vecchio edificio sacro il nuovo tempio ha ereditato l'altare maggiore seicentesco e diversi dipinti di P. Amalteo, tra cui le pale e portelle dell'antico organo di cui non è rimasta traccia.
S. Maria dei Battuti, chiesa quattrocentesca annessa all'antico ospedale fondato nel 1369 dalla Confraternita dei Battuti, sorge nei pressi del Duomo. Una recente ristrutturazione ha recuperato l'antico ospizio per indigenti, malati e pellegrini. Il bel portale opera del Pilacorte (1493), introduce nella navata che si chiude nell'abside ove si trova uno dei più bei pittorici dell'Amalteo, ricordato anche da Giorgio Vasari: “dipinse a fresco nella chiesa di S. Maria, la cappella di detta Madonna, con tanta bella maniera e sodisfazione d'ognuno, che ha meritato dal reverendissimo Cardinal Marino Grimani patriarca d'Aquileia e signore di S. Vito, esser fatto de' nobili di quel luogo”. Iniziato nel 1535 il ciclo pittorico mostra una organicità stilistica ed iconografica tra le più significative del cinquecento friulano. La chiesa di San Lorenzo è edificata “extra portam burgi Santi Viti” nel borgo che prende il suo nome e nei pressi del convento dei Domenicani. Costruita per volontà di Matteo Tano nel 1479 con una sola navata, venne in seguito modificata coli l'aggiunta di due navate laterali. Nella chiesa, luogo di sepoltura delle famiglie nobili, si trova la tomba dell'Amalteo.
La chiesetta dell'Annunciata o di Santa Maria in Castello, si trova nell'antico nucleo del borgo Castello ed è probabilmente il più antico edificio di culto di San Vito. Costruita nel XIV secolo, conserva tracce di affreschi di difficile attribuzione ma di particolare bellezza tra cui spicca una crocifissione, una natività e l'adorazione dei Magi.
Il Monastero della Visitazione si trova subito al di fuori delle mura, fu edificato nel settecento per dotare la cittadina di una comunità religiosa finalizzata all'educazione della gioventù femminile. Pregevoli le tre pale d'altare e alcuni paramenti sacri del XVIII secolo.
Nei sobborghi e nelle varie frazioni di San Vito, si segnala la presenza di diverse chiesette votive, tipiche dell'ambito friulano, come ha ben documentato il Marchetti nel suo testo dedicato a queste testimonianze di arte e religiosità popolare; San Rocco in Fabbria costruita nel tardo '500, Santa Sabina nel Borgo Fontanis, Santa Petronilla nelle campagne di Savorgnano, che risale al XIV secolo con affreschi di varie epoche ed un altare ligneo della fine del XV secolo. L'edificio sacro più interessante di trova a Prodolone, si tratta di Santa Maria delle Grazie, eretta nel 1437 con il coro affrescato interamente dall'Amalteo dal 1538 con scene della vita di Maria e con un prezioso altare ligneo ed un polittico di Giovanni Martini del 1515. Il Duomo settecentesco si affaccia su uno dei lati corti della piazza, uno spazio porticato particolarmente affascinante, caratterizzato dall'allineamento modulare dei palazzi edificati sui lotti di origini gotiche, ove si trovano alcuni edifici storici.
Palazzo Fancello con i suoi affreschi di facciata, è probabile opera del Bellunello. A fianco di questo si erge Palazzo Rota, costruito per volontà di Matteo Altan nel '400 e risultato di complessa vicenda, con diversi corpi di fabbrica risalenti a varie epoche. Oggi sede Comunale, il palazzo è arricchito da un ampio giardino di interesse naturalistico. Sulla piazza prospetta anche la loggia comunale, o “casa pubblica”, da poco oggetto di un restauro finalizzato al recupero delle antiche strutture di origine trecentesca.
Un altro complesso di particolare rilevanza è Palazzo Tullio Altan, con annessa la torre Grimana e l'oratorio ottagonale di San Gaetano. Il palazzo è di proprietà della Provincia di Pordenone ed al suo interno è stato recentemente riordinato il Museo Provinciale della Vita Contadina.
Nella Torre Raimonda si colloca invece il Museo Civico Federico De Rocco, formato dalla sezione archeologica, che raccoglie i materiali provenienti dagli scavi effettuati nel territorio sanvitese e da quella storico-artistica, con affreschi recuperati da edifici antichi oggi demoliti, alcune sculture e arredi e ritratti già di proprietà della famiglia Rota.
Numerosi sono i personaggi storici di San Vito, anche se non tutti di origini sanvitesi. Tralasciando la complessa ed intricata vicenda storica della famiglia Altan, che e presente in San Vito dal 1367, possiamo citare anzitutto alcuni artisti.
• Andrea Bellunello (1435 ca.1494 ca.), comunemente definito “da San Vito” è di origini bellunesi, ma lega la sua vicenda pittorica a questo borgo friulano.
• Pomponio Amalteo (1505-1588) nato a San Vito (o forse a Motta di Livenza), entrò nella bottega del suocero, Giovanni Antonio de Sacchis detto il Pordenone, diventandone il più famoso allievo. Fu personaggio della vita pubblica di San Vito quale podestà, ma soprattutto valido pittore e uomo di notevole cultura, studioso di anatomia, storia, letteratura e latino. Le sue opere oltre a San Vito e nell' intorno, si trovano in molti luoghi Veneti e Friulani, da Belluno a Treviso da Cividale a Tolmezzo.
• Cristoforo Diana (1533-?) pittore, allievo di P. Amalteo, è l'autore di un importante ciclo di affreschi nella chiesetta di San Floreano, tra San Vito e San Giovanni di Casarsa.
• Paolo Sarpi (1552-1623) sacerdote, teologo, storico, filosofo e matematico, nacque a Venezia da un ricco mercante di S.Vito al Tagliamento ove trascorse buona parte della sua vita. La casa della famiglia era situata in contrada Codamala.
• L'organista e maestro di cappella del Popolo Giovanni Giacomo Arrigoni (1597-1675) nacque e morì nella città di San Vito, ma operò in un ambito culturale e geografico tra Vienna e Venezia. Delle sue numerose composizioni non tutto è arrivato ai giorni nostri, ma la raccolta dei "Salmi Concertati" (1663) ha permesso la ricostruzione dei "Vespri per la Festa di Ognissanti" (1992) e la riscoperta delle sue opere sacre.
• Anton Lazzaro Moro (1687-I 764), sacerdote e geologo, fu il precettore della famiglia Altan nel XVIII secolo.
• Pier Viviano Zecchini (XIX secolo), medico, letterato e patriota risorgimentale. Fu autore di diverse pubblicazioni tra cui un saggio sul "De crostacei di A. L. Moro" (1869).
Degna di citazione la cerchia degli artisti sanvitesi del novecento; Augusto Culos (1903-1975) pittore, allievo di Virgilio Guidi, Federico De Rocco (1918-1962) allievo di Saetti a Venezia, amante del gusto intimo e raffinato del colore, fondatore con Pier Paolo Pasolini e Nico Naldini della Academiuta di Versutta. Angelo Variola (1906-1979) imprenditore-pittore legato al linguaggio internazionale del cubismo picassiano piuttosto che alla gestualità informale. Virgilio Tramontin (1908) meno conosciuto quale pittore, ma celebrato incisore. Luigi Zuccheri (1904-1974) pittore, frequentò a Venezia gli studi di Milesi e Martina. Italo Michieli (1907-1976) fotografo e pittore di natura tipicamente veneta.